Giuseppe Migliore - Avvocato Penalista Roma

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Appropriazione indebita

Il delitto di appropriazione indebita punisce, con la pena della reclusione fino a 3 anni e con la multa fino ad Euro 1.032, il comportamento del soggetto che, avendo per qualsiasi ragione il possesso di denaro o altro bene mobile altrui, se ne appropri al fine di trarre un ingiusto profitto per sé o altri.

Presupposto del reato è quindi che il colpevole abbia il possesso del bene di cui in seguito si appropri (al contrario, ad esempio, del reato di furto, in cui il ladro sottrae alla vittima un bene che prima di allora era nel possesso e nella disponibilità esclusiva di quest’ultima).

Per possesso, secondo la Giurisprudenza maturata sul punto, s’intende un autonomo potere di fatto sul bene, che l’agente eserciti quindi al di fuori della sfera di vigilanza del legittimo proprietario.

Ai fini della sussistenza di tale reato, si ha appropriazione ogni qual volta il soggetto disponga del bene come ne fosse proprietario (uti dominus), ad esempio rifiutandone ingiustificatamente la restituzione oppure utilizzandolo in maniera incompatibile con il titolo e le ragioni del suo possesso.

A titolo esemplificativo è stato ritenuto responsabile di appropriazione indebita il cointestatario di un conto corrente il quale, senza l’autorizzazione degli altri cointestatari, esegua disposizioni in proprio favore eccedenti la propria quota di spettanza, oppure il soggetto che, risolto il contratto e richiesta la restituzione della vettura, si rifiuti di riconsegnare l’automobile posseduta in leasing.

Il reato in questione è procedibile a querela della persona offesa (ovvero il proprietario del bene).

Si procede invece d’ufficio nel caso sia commesso su beni posseduti a titolo di deposito necessario, oppure abusando d’autorità o di relazioni d’ufficio, di ospitalità, domestiche, di prestazione d’opera (delitto aggravato ai sensi dell’art. 61 n. 11, C.P.).